Arte Visiva: Fumetti d'Autore, Narrativa Visuale,
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A PROPOSITO DI JANU’

Vincenzo Iannuzzi, in arte Janù, o Jan, o Jann, è nato a Spezzano Albanese (CS), Spixana in Albanese. Questo paese di cultura, lingua ed etnia arbëresh, situato alle pendici del suggestivo Parco Nazionale del Pollino (Calabria), fondato nel XV secolo da uomini e donne giunti dall’Albania meridionale per fuggire la tirannia turca, ha conferito nel 2003 al maestro della nona arte italiana l’onoreficienza “Città di Spezzano”, per il suo impegno di promozione culturale in Italia e nel mondo, giunto ai massimi livelli internazionali.


Uomo di ingegno, esploratore, generoso, curioso, autodidatta, Janù si sente compartecipe dello spirito cosmopolita espresso da Antonio Gramsci in una celeberrima lettera del carcere: “Io stesso non ho alcuna razza, mio padre è di origine albanese”, e con questo spirito fin da giovanissimo si metterà in cammino esplorando il mondo, con una matita in tasca e lo zaino in spalla, aprendo la strada alla generazione Beat in Italia. Enzo poco più che adolescente, visita i paesi dell’Europa settentrionale e orientale. Poi rientra a piedi dalla Germania per fermarsi nella Roma brillante dei Luchino Visconti e dei Bertolucci, dove in piazza Navona sarà Pasolini in persona a chiedergli se ha voglia di aggregarsi ad una allegra comitiva in partenza per l’India e il Nepal, al fine di girare un grande documentario, nell’estate del 1961. La Rai della Pavone si interesserà a lui chiedendogli di adattare qualche sua canzone, ma il giovane poeta non cederà alla tentazione della tv, rimettendosi in cammino con la chitarra e un taccuino in mano. E allora Parigi, Bruxelles, Amsterdam, fino ad Atene, l’Anatolia e giù fino a Baghdad. L’esperienza umana e artistica di Jannuzzi conosce le frontiere, ma le attraversa camminando sul crinale di un inedito sincretismo linguistico e culturale. La sua residenza più stabile è stata Milano, che ha cominciato a pubblicarlo “già il giorno dopo”; la sua Brera, che lo ha accolto nei suoi vicoli e “lanciato” sulle strade del fumetto nei suoi anni ruggenti.


“Grazie Fusco, per avermi aperto la tua casa, che da un quarto piano mi mostrava il nulla di una periferia annegata nella “scighera” (nebbia padana); e grazie a tanti altri di cui ora non ricordo il nome, tutti splendidi, ammucchiati e divertiti, attorno al tavolino del Gran Bar, dove io stavo a disegnare l’Ancillotto e che per vedermi disegnare questo “terrungiello”, mi portavano perfino carta e pennarelli, numero di telefono di editori che lo avrebbero pubblicato, e una sconfinata simpatia, ammirazione e amicizia…”


Favorito dai genitori, Janù ha disegnato da sempre: “Le pareti di casa sono state le mie prime tavole. Mia madre, che ho perso quando avevo 4 anni, non mi puniva né mi sgridava, ma si illuminava di un’allegra risata quando le mostravo i miei primi “capolavori” scarabocchiati sul muro candido della cucina”, ricorda l’autore, pensando al medesimo sorriso di conforto, sulle labbra di Ndoni suo padre, finalmente ritrovato a Silvano d’Orba dopo la lunga migrazione dal Sud al Nord del paese, quando gli regalò quella prima scatola di pastelli colorati. Dopo la morte di sua madre Elena infatti, Vincenzo trascorre alcuni anni in Collegio, per ricongiungersi al padre ad 11 anni, in un delizioso paesino piemontese dove si produceva (e si beveva) il miglior vino dolcetto che si conosca a memoria d’uomo, Silvano d’Orba, vicino ad Ovada. Una terra di boschi rigogliosi, ridenti corsi d’acqua e vigneti generosi, ricca di un sapere contadino stratificato nei secoli, che accolse l’abile innestatore e viticultore calabrese Antonio nelle sue verdi colline, consentendo la riunione della sua famiglia.


“Lo capisco mio padre, l’avrei fatto anch’io, fossi stato lucido come lo era lui”. Poi venne la riforma Fanfani, e nel processo di violenta industrializzazione (e inquinamento!) di quei territori, tanti vignaioli, che da generazioni si dedicavano a quel nobile mestiere artigianalmente, furon costretti a cambiare mestiere.


Janù vive la sua preadolescenza tra le dolci colline del silvanese, insieme al padre, alla nonna materna, alle sorelle Maria e Rosetta, il fratello Salvatore e Ciak, il volpino bianco e nero che d’inverno ospitava nella cuccia Fuffi, una gattina tutta bianca, sua compagna di giochi fin da cuccioli, nonché Tappo, il suo cucciolino dal pelo bianco e rosso.

COLLABORAZIONI

Inzia a disegnare professionalmente nel 1968 pubblicando su “Tiramolla” (edizioni Alpe, Milano) sceneggiature di Davide e Re Saul che gli fornisce l’editore. Prosegue collaborando con le riviste “Horror” e “Horror Pocket” (edizioni Gino Sansoni, Milano), “Vip” e “Supervip” (edizioni CEA), che ospitano le prime strisce di “Ancillotto e Concetta”, “Il rito woodoo”, “Incubo mortale”, “Morte a Venezia”, “Trivulzio”, “Un buon lavoro”, “Storia d’amore”, “Amore a lieto fine”, “…di Ernesto che si svegliò morto”, “La sirena”, “Omicidio telefonico”, “La bambola a sorpresa”, La mano del destino”, “Un servizio sul servizio civile alternativo”, “Il sesso questo sconosciuto”, “La conversione”, “Il rispettabile”, “Un sogno”, “secondo matrimonio” e altro.


Nel 1976 disegna i primi due episodi di “Pike & Pike”, un serial gay – poliziesco creato da Graziano Origa per la rivista “Contro”, “altre storie a fumetti, copertine e strisce vengono pubblicate sulla rivista “Il Mago”(ed. Mondadori, Milano), “Sorry” (edizioni Ennio Ciscato) e “Wow” (editore Luigi F. Bona). Traduce in immagini due racconti celebri del Noir in questi anni: “Un medico di campagna” e “La colonia penale”. Il primo dei due fumetti, tratti da omonime opere letterarie di Franz Kafka, viene pubblicato una prima volta in “Horror Pocket” e ripubblicato nel 2010 in un montaggio video amatoriale ma efficacissimo, combinato con una base musicale di Satie davvero calzante, sul canale Youtube da Kwashinkoji (wn.comKwashinKojisu), ma è stato rimosso pochi anni dopo e non è più accessibile; il secondo, “La colonia penale”, 29 pagine in un bianco e nero mozzafiato, è invece bruciato nell’incendio de Lo Scorpione, una delle cascine che hanno costituito il laboratorio sociale della Comune di Ovada, andato distrutto da raid fascisti.


Collabora con i periodici “Off side”, “Puzz”, “Re Nudo”, “risate pazze”, “ABC”, “Italia Oggi”, “Allegrissima”, “Blague”, “3/4 d’ora”, “Le Ore” e numerose altre riviste francesi, spagnole e sudamericane.


Nel 1977 lo troviamo a Milano, ingaggiato dall’editore Ottaviano per la pubblicazione del suo personaggio per eccellenza, “Ancillotto l’emigrante”. 78 tavole a rapidograf in bianco e nero, che sintetizzano le prime strisce d’autore apparse in ordine sparso, in un vero e proprio romanzo a fumetti.


Nel 1978 “Il diario di Immacolata” decolla in Francia e in Italia. Episodi erotici brevi sulla punta del più nero e sensuale rapidograph, raccolti in una elegante edizione per La Borsa del fumetto di Milano e in una pregevole edizione seppiata per le Editions Russo di Parigi.


1979 è l’anno della premiazione internazionale alla Fiera di Angoulême in Francia (e della messa al bando della censura, in Italia) con la traduzione integrale in immagini della celebre opera letteraria di Guillaume Apollinaire “Le 11.000 verghe” per le DL editions (Paris). 98 tavole a biro mozzafiato edite in Italia da Carlo Peirano (denunciato in concorso con l'autore per oscenità, con successiva assoluzione con formula piena “perché il fatto non costituisce reao"). L’opera viene ripubblicata nel 1983 da Miani editore e nel 1990 in edizione olandese per Sombrero Outgeverji (Amsterdam). HEJ Book & Look lo rimetterà alle stampe in edizione esclusiva, numerata ed autografata dall’autore nel 2005.


1980 “Scabrina” e “Rossilla morbilla” sono due personaggi femminili di Janù, inediti. Dello stesso anno è una ulteriore sfida alla grande letteratura, con la traduzione in immagini di Martin Eden, il famoso anti-eroe di Jack London. Completamente a biro, in bianco e nero, con maestria coglie le più sottili sfumature del personaggio. Ancora inedito.


1980 “Vita mirabile dell’architruffatrice e vagabonda Coraggio”, 135 tavole a biro che condensano in immagini l’imponente opera di Hans Jacob Christoffel Von Grimmelhausen del 1670, che ritrae la guerra dei Trent’anni che dilaniò l' Europa centrale tra il 1618 e il 1648. Edizioni A. Mondadori Al_Bum.


1981 “Mister Nabo” è un simpatico personaggio che deriva il nome dall’antico re babilonese Nabopolassar, ideato nel contesto di una vasta campagna di alfabetizzazione per bambini ingaggiata dal governo di Baghdad, Ministry of Information. Composta da coloratissimi episodi brevi, tutti in lingua araba.


Tra il 1981 e il 1986 insegna disegno per il fumetto in corsi organizzati da Regione Lombardia, presso l’Istituto Itsos di Milano. Negli stessi anni collabora con le principali agenzie pubblicitarie del settore (J W Thompson, Italia BBDO, Livraghi, Zest…)


1982 “Albertine” è una serie di episodi brevi, a pennarello bianco e nero. Russo Eduteur (Paris).


1984 “Accadueò. H2O parabola energetica”. 48 tavole a biro su testo di Enrico Castruccio, pubblicato in 4 episodi sulla rivista mensile “1984”. Ed. Puleio. “Se la fortuna ti tocca” su testo di Alfredo Castelli, realizzato per il mensile “Eureka”.


1985 “Ringorossi”, 48 tavole a biro, bianco e nero su testo di Enrico Castruccio pubblicato in 4 episodi sulla sua rivista mensile “1984”.


Dal 1986 al 1992 realizza innumerevoli vignette e illustrazioni “sporcaccione” per il periodico specializzato “Le Ore”, “Allegrissima” e altre riviste del settore.


1993 “Corri corri Corallina”, un altro personaggio femminile di Janù, in 48 tavole a pennello in bianco e nero, diffuso amatorialmente, è ancora inedito.


2004 “Contro l’AIDS”, fumetto divulgativo e di orientamento sul tema del virus, è pubblicato in forma autoprodotta per il centro sociale Leoncavallo su commissione delle Madri, e poi dato alle stampe sulla rivista letteraria “Tratti” n. 66, ed Moby Dick (Faenza).


Dal 2005 “La gazzetta della Pregna” gli affida la composizione di una vignetta satirica settimanale sulle vicende sportive della squadra di calcio locale, testi di Mauro Martini.


2006 “Robi Nud”, una variazione sul tema a 6 mani per La Borsa del Fumetto di Milano, su testo di Vaturi Nessim (Nadav).


2007 “Identità sotterranee”, 16 tavole a colori sulla cultura del Writing, per documentare l’arte muraria di Milano. E’ raccolta una galleria delle opere dell'autore realizzate a Milano su grande formato in zona Greco, Mancinelli e Rogoredo, su commissione di realtà sociali o enti privati, nel decennio 1990 – 2000.


Dal 2009 al 2011 “l’ Gazetin”, rivista settimanale valtellinese di cronaca e attualità, ripubblica “La sirena” e gli affida numerose illustrazioni e copertine.


2008 “Ma l’aria di città”, 135 tavole a biro in bianco e nero per il personaggio di eccellenza di Janù, Ancillotto l’emigrante (nella metropoli). Ed Book & Look Milano.


2010. “I-van Dalì”, 56 tavole a biro in bianco e nero per 12 episodi, uno per ciascun mese del calendario, di cui quattro gia' pubblicati su Il Mago, mensile dedicato al fumetto di A.Mondadori e diretto da Bepi Zancan. Autoprodotto.


2013 “Cani parlanti e altri misteri”, tre episodi per 69 tavole a pennello in bianco e nero. Inedito.


2014 “Il Piccolo Principe”. 81 tavole a pennello per una fedelissima traduzione in immagini della celeberrima opera francese, per grandi e per bambini, di Antoine de Saint-Exupéry. Edizioni Excalibur – Museo del Fumetto di Milano.


2014 Biglietti Pop Up in tre volumi inediti e originalissimi. Dalla bidimensionalità alla terza dimensione attraverso l’abbraccio tra grafica, colore e ingegnerizing cartotecnico. Opere uniche e prototipi. Inediti.


Collaborazione con Ivan Manuppelli in “Apukalipse” e “Puck il nano”.


2015 “Il sogno di Bruna”. 64 tavole a pennello e china nera, per un romanzo a fumetti che tocca le corde esistenziali più profonde dell’animo umano. Prefazione di Giorgio Antonucci. Autoprodotto. “Yze” resta inedito.


2016 “L’appuntamento che sembrava perso”. 91 tavole in bianco e nero a pennello, usato con una tecnica mista sempre più audace, per un viaggio di ritorno dalle tinte forti, delicato e intimista. Testo e disegni di Vincenzo Iannuzzi. Autoprodotto.


2017 “Se la sposa è un fiore d’aprile”. 128 tavole a pennello in bianco e nero, per una narrazione che va oltre la nona arte per farsi strumento di ricerca antropologica. Opera suprema, tecnicamente matura, che parte dagli echi della “terra madre”, per mettere la piuma alata del fumetto al servizio del suo canto. Testo e disegni dell’autore.


La rivista “Linus” pubblica in 4 tavole a colori l’illustrazione del Festival del fumetto underground “AFA”. In collaborazione con Ivan Manuppelli.


2018 “Racconti al limite del ragionevole", primo volume, raccoglie tre storie brevi di Janù, “Il racconto del pioppo”, “la merla di Elenina” e “Il tesoro di Rondinaria”, e vuole essere il primo di una serie volumi. 52 tavole a pennello in bianco e nero, intinte nella china e nel mistero. Autoprodotto.


"Atene prima e dopo", 71 tavole in bianco e nero che intrecciano aspetti biografici, realmente vissuti da un giovane cosmopolita alla scoperta del mondo, con gli avvenimenti della grande storia, veramente golpista, nella Grecia del 1967.




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